Lettera aperta agli operai Innse – soprattutto

 

Ciao,
ho letto la “Memoria Difensiva” presentata dall’Innse contro il “Ricorso” avanzato dalla RSU, affrontato dal ‘Tribunale del Lavoro di Milano fra il dicembre 2016 e il gennaio 2017.
Ho potuto constatare quanto il comando di fabbrica, esercitato dal padrone, affinché si realizzi nella misura più ampia possibile lo sfruttamento di chi lavora, oggi è molto più grave di 40 anni fa.
Sì, anch’io ho lavorato in quegli anni in fabbrica – alla Richard Ginori e infine alla Pirelli.
Scopo di quel comando è, alla fine, ostacolare chi lavora a unirsi per non essere ridotto in robot, in schiavitù.
Nella lettura mi sono fatto inoltre un’idea più precisa della lotta che dal 2009 a oggi all’Innse è stata condotta contro lo “smantellamento dei macchinari”. Nel misero tentativo di squalificarla, la “Memoria Difensiva” adopera falsificazioni lampanti: in ogni caso, nel capannone Innse fra il 2009 e oggi operai e macchinari sono più che dimezzati, la produzione è ancor più svanita.
In 46 pagine cerca di nascondere manipolazioni che convincano il tribunale a ridurre in “reati” i blocchi stradali, gli accessi in fabbrica e altre forme di lotta adottate durante gli scioperi; cerca di cancellare le assemblee, cioè i momenti di riunirsi per impedire che le assenze dalla fabbrica, come per esempio i periodi di Cassa Integrazione, frantumino la solidarietà concreta.
Per raggiungere quell’obiettivo cercano di usare anche me, con termini e dati sballati che solo la polizia può avergli dettato. Mi avete conosciuto sulla strada, non mi dilungo.
La lotta degli operai Innse è stata ed è esempio concreto seguito dalle giovani generazioni, per le quali, come per me, è ‘memoria offensiva’.
Un forte abbraccio, grazie maurizio
(8 marzo 2017)

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