Commemorazione del 25 aprile alla INNSE

NON PER RICORDARE MA PER CAPIRE MEGLIO CIO’ CHE OGGI STA SUCCEDENDO

Milano, insieme a Torino protagonista della ondata di  scioperi  dal 1943 fino alla Liberazione contro i nazifascisti.
Milano, nel dopoguerra  medaglia d’oro alla Resistenza.
Milano, negli anni 60 città operaia fulcro di un’incessante attività sindacale fino al  nuovo millennio.
Milano, ai giorni nostri una città silenziosa e triste, una città che sta a guardare, incapace di riproporre le sue peculiarità passate. La fine della collettività operaia stroncata  dagli  innumerevoli rapporti di lavoro individuali ha spinto la città a sfide quotidiane alla ricerca di traguardi solitari, che se da una parte illudono di un possibile futuro , dall’altra demoliscono tutto, tutto quello che può favorire un reale progresso
sociale. Alcuni in cambio di un piccolo contributo accettano una sottomissione senza freni spinti a servire chi sta in alto, il quale deve  arrivare al profitto ad ogni costo, ma anche in questa realtà nasce una volontà di resistere.
Questa volontà arriva da lontano, da generazioni di operai che durante il ventennio non si riconoscevano nell’operato della struttura politica fascista che governava,  e rivendicavano soluzioni per un maggior salario  e  più ci si addentrava nella guerra, più aumentava il malcontento perché giorno dopo giorno mancando i mezzi di sostentamento si creavano gli  ostacoli alla stessa sopravvivenza.
È grazie a tutti gli operai e alle operaie che lavoravano nelle grandi fabbriche del nord,  con i primi scioperi del marzo del 43 che si inizia a rompere  definitivamente con il regime fascista e le sue componenti,  rei di affamare i lavoratori, di costringerli a  consumarsi sulle linee delle fabbriche belliche o mandati  in prima linea al fronte a morire sotto i bombardamenti. Dunque già due anni prima della Liberazione gli operai spinti dal bisogno  si organizzarono e nei  successivi scioperi di settembre, novembre e dicembre dello stesso anno  fecero sentire la loro voce.
Il  numero degli scontenti cresceva a dismisura finché si arrivò nei giorni dello sciopero generale di marzo del 44, quando dopo una protesta in fabbrica per le misere  condizioni salariali, la sera del 10 marzo  furono arrestati e portati al carcere di S.Vittore quindici operai della INNOCENTI , rei solamente di rappresentare le istanze di tutti gli operai della fabbrica. Avevano chiesto alla direzione di fabbrica di saldare una parte di acconto non ricevuto e questa fu l’amara risposta. Dopo una settimana di carcere furono deportati nei campi di lavoro in Germania  e solo tre di loro poterono tornare a fornire una testimonianza delle torture che avevano subito durante la loro permanenza.
Li vogliamo ricordare, uno ad uno :

Gli OPERAI della INNOCENTI deportati:
Giacomo BANFI  anni 29  attrezzista (morto a Mauthausen il 18.5.1945) 

Luigi COLOMBO  anni 50  tornitore (morto a Mauthausen l’ 11.4.1945) 

Agostino CORNO  anni 48  fonditore (morto a Gusen il 23.12.1944) 

Vincenzo DE SILVESTRI  anni 42  montatore (morto a Wien/Hinterbruhl il            28.3.1945) 

Giovanni DOLFI  anni 31  addetto minuteria (morto a Mauthausen il 24.3.1945) 

Agostino MANTICA  anni 31 fonditore (morto a Linz il 2.8.1944) 

Luigi MARZAGALLI  anni 45  saldatore (morto a Mauthausen il 22.4.1945) 

Giovanni POLONI  anni 50  addetto minuteria (morto in data e luogo ignoti) 

Alfredo POZZI  anni 34  addetto minuteria (morto a Hartheim il 22.8.1944) 

Battista PREVITALI  anni 29 addetto minuteria (morto a Gusen il 20.8.1944) 

Luigi RADICE, anni 36, manutentore (morto a Mauthausen il 31.3.1945) 

Dante VILLA  anni 22  fonditore (morto a Mauthausen il 22.4.1945) 

Giuseppe ARRISARI  anni 37 morì pochi giorni dopo il suo ritorno a casa per le torture subite 

Giacomo COSTA  anni 34  ritornò dai campi di concentramento 

Adamo SORDINI   anni 33  ritornò dai campi di concentramento

Dopo più di settant’anni un governo di destra con un forte richiamo al passato siede a palazzo Chigi.  Sono passati circa sei mesi dalla sua elezione e già si fanno i conti per gli atti di normalizzazione messi in campo dai suoi esponenti in primis dagli storici militanti del Movimento Sociale Italiano di chiara e dichiarata ispirazione fascista, i quali non perdono l’occasione di sbandierare ai quattro venti la loro posizione fascista sui diritti civili, sulla immigrazione, sull’informazione e sul lavoro. Intanto stanno studiando come  trasformare le richieste padronali in un pronto intervento per garantire manodopera a basso prezzo. La tragedia di Cutro, le  dichiarazioni di questo o di quell’altro ministro, le posizioni incontrovertibili del presidente del Senato lasciano aperte riflessioni su come sia possibile arginare questo ritorno al futuro, dove  il contraddittorio parlamentare della controparte è lasciato scemare tra i sorrisi ironici, dove l’accaparrarsi di posti nei consigli di amministrazione delle controllate del governo diventa essenziale per garantirsi posizioni di pregio economico e decisionale. Intanto prosegue la guerra in Ucraina, dove l’eroica resistenza ucraina si oppone con ogni mezzo all’aggressione russa con il rischio che questo conflitto si trasformi in una guerra mondiale.
I salari bloccati e sempre più ridotti da un inflazione al 15%,  con i licenziamenti  causati  dalla legge fornero e il Jobs act , i padroni hanno trovato un modo “pulito” con la dicitura “per motivi economici,  strutturali, organizzativi ” per far fuori tutti gli operai  indesiderati che per la loro età,  per motivi fisici, per la loro combattività sindacale non rientrano più negli standard produttivi esasperati da una concorrenza spietata fra padroni che ne ha elevato a dismisura i livelli. Anche alla INNSE ora C.A.M,  ormai un vago ricordo della forza occupazionale e sindacale di questa fabbrica, nelle ultime settimane tre operai, di cui un delegato Fiom CGIL, hanno ricevuto lo stesso trattamento, dopo  anni di cassa integrazione e pseudo formazione, il  licenziamento. Dopo 80 anni dobbiamo ancora registrare licenziamenti antisindacali, discriminatori, e  come operai della INNSE ora C.A.M. li denunciamo e condanniamo, come li condannarono i nostri compagni operai della INNOCENTI nel lontano dicembre del 43, quando si volevano licenziare circa 700 operai, ma gli scioperi e concreti atti di solidarietà al grido “ si mangia tutti o non mangia nessuno” convinse la direzione e la commissione nazifascista ad un rapido dietro front. Questo fu solo uno dei tanti atti di resistenza degli operai della INNOCENTI, capaci di volantinare di nascosto in fabbrica o attaccare ai muri di Lambrate i comunicati clandestini che esortavano alla resistenza e alla ribellione contro i nazifascisti, i quali organizzavano squadre notturne per impedirlo o alla mal parata si dovevano accontentare di pulire i muri. E proprio in questi giorni i comunicati di denuncia dei licenziamenti della Fiom CGIL affissi fuori dal cancello sono stati strappati, raschiati affinché nessuno potesse leggerli.
Il terrore che qualcuno passando e leggendo  si rendesse conto che il problema non è conservare la memoria con qualche discorso sulla resistenza ma scoprire che nella realtà di oggi si produce ancora l’oppressione e la limitazione della libertà che spinse  gli operai della INNOCENTI a ribellarsi al nazifascismo.
Per chi alla INNSE resiste e che l’antifascismo sia un valore per cui combattere.
Milano, 25 aprile 2023

Lutz 250 €

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